La Sicilia. La scuola di Anna Lanza Tasca e quel pezzo d’Italia che non ti dimentichi facilmente.

DI Chiara Maci | 20 Giu 2014

Il mal di Sicilia.
Ne parlavamo in auto, appena arrivati nell’aeroporto di Palermo.
Ci dicevamo, tra milanesi, fiorentini ed emiliani, che quando si parte dalla Sicilia si ha sempre una sensazione strana. E’ il mal di Sicilia.

Già.

 

La Tenuta Regaleali è un angolo in mezzo al nulla.
Dove per nulla intendo vigne, campi di grano color oro, incredibili profumi e sensazioni di pace estreme (è sempre relativo, il nulla).

 

Qui a Regaleali, tra Case vecchie e Case grandi, c’è una famiglia. E attorno a questa famiglia, un’azienda.
Siamo dai Tasca D’Almerita. Qui si produce vino, qui si firmano prodotti locali di altissima qualità creati da artigiani e produttori del luogo, ma sopratutto, qui, oggi, si festaggiano i 25 anni di una scuola.

 

La scuola di Anna Lanza Tasca, oggi gestita dalla figlia Fabrizia Lanza, storica dell’arte, appassionata di cucina tanto da condividere con gli ospiti le ricchezze del territorio e da educare quelli stranieri alla cultura italiana del cibo.
Quella fatta dai profumi siciliani, dal finocchietto raccolto nell’orto, dal pesto di salvia e mandorle, dalle melanzane fritte e dalla caponata con lo zucchero di canna, il sedano appena sbollentato, le olive e i capperi.
Cesare Pavese scriveva ne “La luna e i falò”, che “Non c’è niente di più bello di una vigna ben zappata, ben legata, con le foglie giuste e quell’odore della terra cotta dal sole d’agosto. Una vigna ben lavorata è come un fisico sano, un corpo che vive, che ha il suo respiro e il suo sudore

Esattamente come non c’è niente di più bello di un pranzo incredibile in mezzo alle vigne, di una tavola che ospita 160 persone, lunga 90 mt e ricca di prodotti unici, una famiglia ben legata, con quell’odore di collaborazione e di sostegno a vicenda. Di famiglia intesa come persone diverse con un unico obiettivo e con uno spirito univoco nella stessa direzione.

 

 

Arrivare qui a Regaleali, per chi, come me, non era mai stata, è stato anche questo.
Rimanere in disparte ad osservare. I movimenti, le parole, i sorrisi, i silenzi.
Per sentire tutto più vero.
Per assaporare meglio i sapori di una panella fritta all’istante, per imparare a fare i cavatelli da Fabrizia, immaginandomi l’emozione che potrebbe avere un americano arrivando qui, per annusare l’odore di finocchietto e il profumo del grano, per scoprire vini che in tanti conoscono ma che in pochi hanno la fortuna di studiare, cosi da vicino.
Per lasciarsi raccontare questa regione attraverso non solo il cibo, ma le mani e gli occhi di chi la rende bella e migliore, la Sicilia.

 

 

 

 

 

 

E sono loro, i coltivatori di Natura in Tasca, ma sono anche Fabrizia, il conte Lucio, Alberto, Giuseppe, Franca. Che attraverso la non facile gestione di un’azienda familiare, rendono il concetto di famiglia qualcosa di vero, utile e produttivo.
In modo da essere orgogliosi. Del prodotto, cosi come della propria terra.