Phuket. E il bisogno di staccare.

DI Chiara Maci | 25 Apr 2012

C’è una strana magia in questi luoghi.

Oggi ho iniziato dal dedicarmi alla cucina, ma di questo vi parlerò in un post ad hoc, appena avrò le foto che mi hanno scattato mentre cucinavo. E ovviamente vi darò le ricette.

Ma ora, proprio ora, mentre qui è sera e lì in Italia è ancora primo pomeriggio, voglio scrivere di quello che un viaggio, da sola, può fare.

Io sono partita per lavoro, diciamo così. Sono venuta qui per cucinare al Club Med e imparare i segreti della cucina thai. Ma sono partita in un momento della mia vita particolarmente delicato. Uno di quei momenti in cui lavori troppo e alterni entusiasmo folle per un lavoro che ami alla follia e stanchezza esasperata che non sai come controllare. Uno di quei momenti in cui vorresti arrivasse la famosa mattina a consigliarti cosa fare. Ma non arriva. Uno di quei momenti in cui devi chiudere alcune porte che fanno male, non sapendo se e come si apriranno quei tanto menzionati portoni.

Uno di quei momenti che capita a tutti noi, per un motivo o per un altro.

Si ha paura ma si ha voglia di farcela.

Sai cosa si fa quando non se ne può più? Si cambia.

Me lo ripeto ogni giorno. Ma è come se farlo qui, cambi le cose. Sono partita domenica mattina e oggi è mercoledì. E’ il quarto giorno lontano da tutti e inizio a respirare. Mi guardo intorno e mi interesso totalmente a quello che succede in questi luoghi. Osservo le persone e scrivo di loro, immaginandomi chissà quali storie. Conosco un francese che vive ad Abu Dhabi ed è l’unico con cui riesco a parlare, qui.

E penso alla sua vita, lì negli Emirati. E penso a come deve essere mollare tutto e andare a vivere dal capo opposto del mondo. Parlo con un tunisino che mi invita a Tunisi a scoprire la realtà culinaria. Mi racconta di avere un amico con un ristorante meraviglioso che vuole farmi provare. Mmhh.

Non so voi, ma io questa fissa di trasferirmi lontano da tutto, la coltivo da anni. Forse è nata con me.

E qui, lontana da tutto e soprattutto da ciò che mi fa male oggi, dopo aver parlato con i miei genitori su skype per qualche minuto e dopo aver scritto a voi, torno a farmi un po’ gli affari di questi stranieri in vacanza.

E respiro.

E inizio a rimuovere poco alla volta quelle foglie secche che danno fastidio.

A dopo, gente.

C.

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