Come quei tulipani che compro per casa mia.

DI Chiara Maci | 28 Giu 2011

 

16 marzo 2010

 

C’è qualcosa che non va.

I tulipani fucsia sono ormai sbocciati e li, nel mezzo, ce n’è uno ancora chiuso. Da giorni.

Non vuole uscire e probabilmente avrà ragione lui, alla fine.

Hanno consegnato da poco lo Champagne per stasera e il biliardo ha finalmente tutte le biglie in ordine.

Ho improvvisato un’insalata con lattuga, arancia, noci, patate, finocchi e mais, che mangio con aria soddisfatta, e mi convinco che l’aceto balsamico non sta bene sempre su tutto. E allora bastano olio e aceto, oggi.

Sfoglio uno splendido libro di ricette al cioccolato e intanto leggo il contratto di collaborazione occasionale per il Vinitaly. E ripenso a mio padre che mi dice di non accettare mai lavori in cui ti tocca rispondere a qualcuno sopra di te, perchè sopra di te ci devi essere solo tu. E ride quando parlo di team o di ipotetiche società, perchè la miglior collaborazione è con se stessi. Sempre.

E allora accetto un lavoro in fiera come hostess sommelier sottopagata e sovrasfruttata per dimostrargli che ho bisogno di imparare anche io, ancora. Per dimostrargli che lavorare da soli è un’enorme soddisfazione ma è un difficilissimo traguardo e tutto il tempo libero che si guadagna alle volte spaventa e ci sono momenti in cui hai paura. E la paura è tanto eccitante quanto fastidiosa.

Rimando via fax il contratto firmato e penso alla buffa divisa che mi toccherà indossare. E penso che quando arriverà nel mio stand, mio padre riderà.

Non ricordo più cosa non andasse all’inizio di questo post, ma voglio credere fosse quel tulipano nel mezzo. Un po’ lo invidio.

 

Macy

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