Scatto di un’estate speciale. Smile, please.

DI Chiara Maci | 26 Ago 2013
Sono di passaggio a Sorrento, per qualche ora. Domani partirò per Cagliari, direzione Forte Village. Qui, nel silenzio della mia casa, tra statue di Pulcinella inanimate e piatti vietresi che non si possono non avere in zona, penso che quest’estate, l’estate dei miei quasi 30 anni, è stata qualcosa di diverso.

“Una pancia che cresce”, come avevo dichiarato tempo fa su Facebook e milioni di mail e messaggi ricevuti di auguri, curiosità e in bocca al lupo.

Una voglia di tornare in alcuni posti dove sono cresciuta, forse per ritrovare alcuni pezzi che strada facendo pensavo di aver perso.

Un viaggio lungo 22 giorni che riproduce esattamente quanto scritto nel mio nuovo libro in uscita, ovvero un viaggio attraverso i sapori, gli odori, i dialetti, la gente, i ricordi. Ma soprattutto un viaggio dal Sud verso il Nord e viceversa. Come è stato ormai 19 anni fa e come ogni anni si ripropone, in tutto il suo orgoglio di viaggio genuino.

Una consapevolezza del mio corpo diversa e una bellezza riscoperta, giorno dopo giorno, attraverso la semplicità del non aver più voglia di trucco e piega ai capelli, ma solo voglia di sole, di letto e di cibo buono.

Un cellulare il più delle volte silenzioso o spento e una voglia di tornare a Milano a lavorare incredibile. Di arredare la nuova casetta nel mio angolo preferito della città, di iniziare a cucinare sulle mie nuove piastre a induzione, di riempire il frigorifero nuovo di zecca e di comprare un sacco di lenzuola colorate di lino, di costruire la cameretta che sarà della mia bimba e di aprire la porta di casa mia agli amici, per averli con me, sempre.

Io non so se davvero il 2013 sia stato il mio anno. So che lavorativamente non ho mai mollato un secondo, so che ci sono state discussioni e cali di ascolti, so che ho fatto delle scelte e so che, come sempre, le ho portate avanti fino alla fine, nel migliore dei modi a me possibile.

So che mi è cambiata la vita, che ho dovuto affrontare periodi strani e che sentire un secondo cuore battere, dentro di se, è forse la cosa più emozionante che il Signore possa donare a noi donne. So che ho pianto davanti ad una telecamera, che ho riso come una matta e sono tornata adolescente decine di volte in questi mesi, so che ho scritto il libro che più mi rappresenta al mondo, che sarò una mamma tra pochi mesi e che adoro follemente il mio lavoro, come il primo giorno, sempre di più.

E quindi non so se davvero il 2013 sia stato il mio anno.
Ma so per certo che qualcosa è cambiato.
E quel qualcosa, forse, sono proprio io.

Buon rientro, gente.

Preparatevi a dozzine di ricette nuove.

C.

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