Torre del Saracino. Da Gennarino, finalmente.

DI Chiara Maci | 13 Mar 2013

“Così quando gusterete in un mio piatto la polpa di un riccio di mare, la ricotta di una fuscella, la pasta mista, la foglia di una zucchina, il baccello di un pisello, un piccolo pesce di scoglio, il limone, la provola e perfino il riso o l’ostrica, che non appartengono a questo territorio, voi mangerete Gennaro Esposito e le mani ed i piccoli gesti ripetuti di centinaia, migliaia di persone e la terra, la pioggia, il sole, il fieno, il muggito di una mucca, la luce di una lampara, la sirena di una fabbrica. Ricordiamocelo, ricordatevene.”

Erano anni che lo dicevo. Da Gennarino, io, devo andarci.
Con mio padre che lo considera uno dei migliori chef in Italia, perchè “come si mangia da lui, non si mangia da nessuna altra parte”. Con me che, nata in Campania e cresciuta tra Sorrento e zona limitrofe, alla Torre del Saracino non ero mai stata.
E così, quest’anno, con la scusa di una cena “in love”, Vico Equense ci ha dato il benvenuto.
Una terrazza sul mare, un vento fresco ma non troppo, uno chef pronto ad aspettarci dall’alto della scalinata con quel sorriso genuino di cui vi ho tanto parlato e che ritengo indispensabile, per poter scrivere di un luogo.

Il menu (che trovate sul sito del ristorante) l’abbiamo divorato leggendolo, ma ovviamente ho lasciato carta bianca a Gennarino.
Avevo voglia di assaporare piccole meraviglie di questa terra che tanto amo e dalla quale difficilmente riesco a staccarmi. I pomodori, i limoni, l’olio, i profumi inconfondibili del sud, la salinità di un pesce che si scioglie in bocca e il gusto della semplicità, ricercata.
Avevo voglia di conoscere Gennarino perchè lo immaginavo genuino, esattamente com’è.
Avevo voglia di avere lo chef seduto al mio tavolo e sentirlo parlare. Volevo capire il suo entusiasmo dopo 20 anni, volevo capire la sua carriera fatta di “coincidenze favorevoli, combinazioni fortunate e tanto, tanto lavoro”.

Così è stato.

Iniziando da una purea fredda di pomodoro con pesto di mandorle e basilico come pre-antipasto.
Semplicissima e delicata.
A seguire una cozza ripiena di fior di ricotta e purea di melanzana che vi lascio solo immaginare.
Anzi, vi consiglio di assaggiare.
Decretato mio piatto della serata, la lasagnetta di crudo di scampetti, alici, seppie e gamberi rossi.
Una sottile sfoglia di pasta abbraccia il mare, con la sua salinità e la sua dolcezza.
Altro piatto storico e ormai famoso, ovviamente da provare, è il risotto con pomodori cuore di bue, limone candito, calamaretti e provola affumicata.
Diciamo che di questo piatto, ci siamo innamorati. E’ ufficiale.

Apprezzando il nostro entusiasmo, lo chef ha poi proseguito con la minestra di pasta mista con crostacei e piccoli pesci di scoglio. 12 tipologie di pasta, tutte con cotture differenti.
In bocca, tutte perfettamente equilibrate.
Chiamarla pasta mista è quasi un’offesa.

Pazzesca la tagliatella con calamaretti, broccoli e ricci di mare, ma a quel punto il mio stomaco iniziava a chiedere soccorso.

Nonostante la richiesta di aiuto allo stesso Gennarino, che nel frattempo si intratteneva piacevolmente con noi a chiacchierare di cucina, ristoranti, mozzarella di bufala e pasta, arriva il piatto letale.
Un maialino perfettamente tenero e succoso che ho potuto solo assaggiare, per ovvi motivi.
Come dice mia madre “una donna tiene sempre un posticino per il dolce”.
Ecco, il mio posticino era ormai stato occupato, ma certi sacrifici si fanno volentieri, voi capite.

E così, da golosa quale sono, non ho rinunciato alla piccola pasticceria e al dessert.
Nel dettaglio, due differenti dessert. Per me, la passeggiata vicana. Ovvero i tre protagonisti di Vico: olio, limoni e noci, perfettamente uniti in un incontro di armonie.
Per Alberto, la mousse al caffè, con cremoso alle nocciole di Giffoni e salsa di datteri.

E cosi, tra un limoncello, due parole con Gennarino e con una splendida coppia di suoi amici, un invito alla festa a Vico e uno sguardo al mare, una sigaretta (ahimè) e una pancia decisamente troppo piena, abbiamo fatto notte.

E che notte.

Che dire, gente. Potete solo andarci.
E per il resto, come dice lui, “stateve ‘bbuono”.

Per info:
info@torredelsaracino.it
Via Torretta, 9
80069 Vico Equense (NA)
081.8028555

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