Un Intercity per pensare.

DI Chiara Maci | 6 Nov 2011
 Sono sull’intercity Terni-Ancona mentre scrivo questo post. Sono qui con Angela. Abbiamo presentato il nostro libro a Umbrialibri stamattina e ora siamo di ritorno a Casa. Arriveremo stasera alle 22.30 a Bologna e domani saremo a Treviso, ospiti di un programma televisivo. Poi, per me, inizierà’ un altro giro di lavoro tra Milano, Roma, Napoli, Bologna, Perugia. Forse tornerò ancora a casa i primi di dicembre.

Ieri, mentre andavo alla scoperta di Terni, tra vicoletti, negozi e accenti diversi dal mio, pensavo alla mia nuova vita. Pensavo a quante persone ho conosciuto in questi ultimi mesi, pensavo a quanti nuovi sorrisi mi hanno accolto, pensavo a quanti grazie mi sono stati detti e a quanti vorrei ancora dirne io. Pensavo che basta poco per essere felici. Pensavo che viaggiare, sempre, costantemente, ti rende una persona piena. Curiosa. Emozionante. Indipendente. Impegnativa.

Pensavo che stare sola, per cosi’ tanti chilometri, ti permette di ragionare su cosa davvero vuoi e cosa davvero non vuoi piu’.
E io non voglio piu’ giudicare le persone dalle apparenze. Non voglio piu’ comprare i Grisbì negli autogrill di passaggio, perchè sono una droga e non voglio vivere per piu’ di 20 gg senza vedere il mare. Non voglio piu’ una macchina a benzina e non voglio piu’ fare un viaggio di centinaia di km, senza fermarmi in qualche borgo e scoprirne i segreti culinari.

Scelgo di preferire una serata in un posto sconosciuto piuttosto che una davanti alla televisione, scelgo il basilico al prezzemolo, scelgo la campagna piuttosto che il centro citta’, scelgo Agropoli per il cuore, scelgo Bologna per la genuinita’, scelgo Milano per il lavoro. Ma soprattutto non scelgo nessuna delle tre, perche’ e’ in tutte che voglio continuare a vivere.
Scelgo di mandare al diavolo tutti, per una volta, e vivermi i miei 27 anni. Scelgo l’extension alla crescita naturale dei capelli, scelgo la neve alla pioggia, scelgo la planetaria al frullino causa delle mie simil/epicondiliti.

E voglio incontrare il signor Dukan e dirgli che la sua dieta mi rende nevrotica. Voglio andare un’intera giornata a pescare trote e voglio imparare a distinguere tutte le tipologie di funghi, commestibili e non.
E voglio incontrare un uomo verace, un po’ come le vongole, e diventare io il suo condimento ideale.
Voglio qualcuno che mi consigli come vestirmi in determinate occasioni e voglio una cucina piu’ grande, per poter contenere tutti i miei nuovi elettrodomestici di ultima generazione.

E penso che devi arrivare a 27 anni per capire che l’Umbria e’ una regione incredibile, che la gente umile avra’sempre un posto nella mia fila, che  le melanzane sono la mia nuova religione e che il coriandolo, non c’e’ niente da fare, non riesco a farmelo piacere. Capire a 27 anni che se sai sorridere hai vinto, a prescindere, e che basta minigonne di jeans, l’abbiamo capito che hai le gambe magre.

E penso che sia tardi, per pensare.
Ma nella mia fila, in fondo, non è mai tardi per niente.
Figuriamoci per pensare.

Grazie, gente.

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