Vado. Il dov’Ero mi chiama.

DI Chiara Maci | 23 Lug 2014

Ieri su Twitter una ragazza mi ha chiesto dove fosse finita “quella” Chiara Maci.
Quella di “Io, in fila”, per intenderci.

Io le ho risposto che c’è sempre, ma ha solo meno tempo.
Poi ho pensato che in un vecchio post di quella sezione avevo scritto che il non avere tempo è solo un’invenzione. O banalmente una scusa.

Avete mai letto quella frase che dice “perchè scrivi solo quando sei triste? perchè quando sono felice, esco”.
Ecco. E’ più o meno cosi, da quando è nata Bianca.
Ho iniziato a scrivere di lei in una sezione dedicata, ma nonostante le parole siano sempre le mie, il mood è diverso.
Mi rendo conto che i miei vecchi post avevano una malinconia che alle volte faceva male mostrare.

Ho riletto in questi giorni, persa tra aeroporti e stazioni, decine di parole scritte su questo blog e prima ancora su Sorelle in Pentola.
Ho rivissuto momenti forti della mia vita e ho rivisto facce che hanno cambiato significato, nel tempo.
Ho sorriso di alcune mie espressioni un po’ da liceale, ma non ho mai sorriso di alcune frasi che ancora oggi, ripensandoci, fanno crepare il cuore. In quell’angolo esatto dove si incastra la fragilità.

Avete presente la fragilità?

E’ quando tutti ti dicono che sei forte e tu un po’ te ne convinci. Però poi basta un nulla a farti scivolare.
E’ come se bastasse un soffio di vento per cadere.
Tu, che sei cosi coraggiosa.
Già.

Forse il coraggio è stato scrivere pubblicamente le mie paure e le mie crepe.
Forse il coraggio è stata l’empatia tra me e voi, giorno dopo giorno.
Forse è coraggio riprendere in mano questi post e decidere di continuarli, perchè in fondo “quella” Chiara non è altro che la Chiara di sempre.

E allora, in un giorno che ha qualcosa di malinconico, nonostante la mia metà compia 6 mesi, riscrivo di me, della fila e di tutto quello che succederà.

In fila.

Io.

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