A te, Bianca. E alla paura, alla vita che nasce e a questo gennaio. Bianco come la neve.

DI Chiara Maci | 29 Gen 2014

“Sono le 14.27 del 22 gennaio 2014 e hanno appena dimesso la mia compagna di stanza. Ne è rimasta una e sta allattando il suo bimbo di poche ore.
Sono stati i 9 mesi più belli della mia vita, Bianca.
Non è vero.
I primi tre sono stati difficili. E ho avuto paura di non farcela ogni qualvolta qualcuno diceva “brava, hai un gran coraggio”. 
Ma quale coraggio.
Era incoscienza.

Poi, al quarto mese, sono rinata. Un insieme di cose, Bianca, che un giorno ti racconterò.
E al quinto mese, ho sentito te. Per la prima volta. E non sono mai più stata sola.
Domani a quest’ora probabilmente sarai nata o probabilmente avrò iniziato a sentire le prime contrazioni o chissà, starò urlando o spingendo in sala parto.
Non lo so.
Ho paura.
Giuro, ho una paura enorme e non so come farmela passare.
Forse ho solo voglia di vederti e sentirti tra le braccia.
Farò il possibile per non farti mancare niente. Te lo prometto, piccola mia.
Spero di conoscerti domani. O quando sarà. E spero di essere una brava madre. ”

“Sono le 13.15 del 23 gennaio 2014 e provo a scrivere tra una contrazione e l’altra. Sono felice e non ho più paura, Bianca. Perché ti sento vicina. Stai per arrivare e io sento un dolore atroce ovunque di cui non mi importa.
“E’ il dolore dello scordone” diceva mia nonna e io mentre lo provo già lo dimentico.
Perché so che è finalizzato a conoscere te, mia piccola peste che non mi hai fatto dormire per giorni ma che mi stai ridando ora dopo ora il sorriso.
Domani a quest’ora sarai qui, sul mio letto bianco, nella camera 1 dell’ospedale, e io non saprò come tenerti, come medicarti o come farti smettere di piangere, ma saprò già come amarti. Te lo prometto”

Ho scritto questi due pensieri poco prima della nascita di Bianca e rileggerli mi fa venire i brividi.
Lei è qui accanto a me, sul letto, e dorme (considerato il fatto che non ha chiuso occhio tutta la notte…) mentre fuori nevica.
Vorrei raccontarvi di come mi guarda quando si sveglia, degli occhi arrabbiati quando non sono subito pronta ad allattarla, dell’odore unico di latte che solo i bimbi appena nati possono avere, della gioia di tenerla tra le mie braccia e delle prime nottate insonni in giro per casa cercando di addormentarla.
Non si nasce madri, è vero.
Sopratutto i primi periodi, quando ti guardi allo specchio e ti manca la tua vita di prima, ti senti che sarà difficilissimo conciliare entrambe le cose e ti senti uno straccio fisicamente.
Poi in un istante la guardi e passa tutto. La stanchezza, le nottate insonni, i dolori ovunque.

Avevi ragione, nonna. E’ il dolore dello scordone. 
Ed è l’emozione più magica che esista.

Ci aspetta una vita assieme, Bianca.
Che abbia inizio.

C.

– Ringrazio qui pubblicamente TUTTI e dico davvero tutti voi che mi avete scritto mail, messaggi e biglietti di auguri. Vi chiedo scusa per non aver avuto il tempo di rispondere a nessuno, ma vi ho letto e vi ringrazio di cuore. –

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