Piano B. La fuga.

DI Chiara Maci | 29 Mag 2011

 

9 febbraio 2009

Che poi, pensavo tra me e me, io scrivo, penso, ragiono, rifletto. Arrivo a delle considerazioni, alle volte udite udite anche a svariate conclusioni e a qualche soluzione.

Ma, dicevo, chissà se poi la gente capisce di cosa sto parlando.

Chissà, pensavo su quel treno stamattina. Chissà se le persone annuiscono per pigrizia, per poca voglia di contraddittorio. Chissà se non mi sopportano per questa mia continua attività cerebrale e chissà quante vorrebbero dirmene ma non lo fanno. Per pigrizia, si. Non è mica rispetto questo. Eh no.

E comunque il treno Bologna-Milano il lunedi mattina è pieno di pendolari e oggi c’era il sole e mille valigette di pelle marrone, e decine di pc accesi e cellulari vibranti. Ho ringraziato l’Alta Velocità per avermi regalato una notte in più a casa. A casa.

In ufficio cambierà un po tutto, a breve. E forse avrei fatto bene a partire a gennaio. Non so che ne sarà di me, non so perchè ma quelle mura mi danno la nausea ormai, non so perchè ma sono intollerante a questa città. Ieri, mio padre, sorridendo mi chiesto cosa farò da grande.

Da grande.

Mi sembra di aver pensato cosi tanto nella mia vita da sentirmi vecchia, non solo grande. Eppure anagraficamente ho una vita davanti, tutta per me. Tutta da sbagliare.

E non so che fare. Alle volte spero mi licenzino, solo per non prenderla io una decisione. Ma non è cosi che funziona. Non sono loro a dover decidere per me. Farò quello che mi sentirò, da un giorno all’altro.

Senza parole, perchè tutti parlerebbero e nessuno capirebbe.

Penso a quello che può capitare, penso che forse non dovrei essere qui a pagare un affitto superiore all’ultimo stipendio, penso che aspetterò un preannunciato cambiamento lavorativo e deciderò. Penso che non sei solo tu a mancarmi, ma anche la mia Bologna. Penso che non sia il migliore dei periodi ma penso anche che potrà solo migliorare e allora sorrido. E sorriderò domattina con il mio caffè americano ad ascoltare finti racconti e a smorzare imbarazzanti silenzi.

Che dire, compro sull’eshop dell’IKEA qualche mobiletto da sistemare qua e là in una casa dove in due siamo già troppe, cerco di accettare di aver perso uno stipendio per colpa di una stronza, sorrido del chilo perso e mi rendo conto che si, sono diventata insofferente alla gente ma forse è la gente che mi sta troppo addosso, bevo un bicchiere di diet coke, mi rimbocco le coperte e mi addormento.

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