Post de l’adieu.

DI Chiara Maci | 24 Mag 2011

 

23 novembre 2008

Oggi i miei genitori sono partiti. Sarebbero dovuti rimanere qualche giorno a Milano, ma l’insofferenza di mio padre ormai la conosco. Siamo simili in questo. Lui, con gli anni, ha accentuato un’irrequietezza e un bisogno di non stabilità, rari. Non riesce a stare più di tre giorni nello stesso posto. Figuriamoci a Milano.

Prima di partire, abbiamo parlato della possibilità di licenziarmi. E, per la prima volta, mi ha fatto capire con gli occhi più che con le parole che mi stima. Ci siamo salutati nei pressi di Porta Romana, in macchina, in doppia fila. Lui al posto di guida, io esattamente dietro. Mi ha allungato la mano e io gliel’ho stretta. E lui l’ha stretta ancora più forte. E mi ha detto: “mi raccomando, tesoro. forte, come sempre. ti aspettiamo”.

Poi sono scesa e ho iniziato a camminare. La domenica ho un’esigenza forte di camminare da sola.

È come se fosse il giorno che dedico a me. E al pensare. A me.

Non sarà facile ritornare. Ma mai come oggi sono convinta di quanto sto per fare. Ho bisogno di stimoli continui, ho bisogno di sentirmi viva ogni giorno, ho bisogno di migliorarmi sempre, mettermi in gioco ad ogni risveglio. E questa sarà la mia condanna, lo so.

Ma se è vero che ogni lasciata è persa, io mi prendo quello che posso, per me. E scappo.

No, non è una fuga. E non è neanche un ritorno. È un nuovo viaggio, più consapevole e maturo.

Grazie a me, a te e a tutte le persone che in due anni mi hanno sorriso e strillato. Perchè le prime possano continuare a farlo e le seconde capiscano prima che sia troppo tardi la bellezza della libertà.

Senza maschera, così nature. Perchè non è con una maschera che ci si protegge e non è difendendosi che ci si protegge. E non è negando il passato che lo si cancella.

– Questo l’ho imparato dopo anni di colpevolizzazione interiore. Per aver regalato ore, giorni, anni di ragionamenti, di spiegazioni, di lezioni, a persone che non hanno mai capito niente. Perchè lo impari con gli anni quanto sia più facile chiudere le orecchie davanti a un commento, piuttosto che ascoltarlo.

Perchè stare zitti e annuire è semplice, ma le persone come me, non lo faranno mai. Perchè scrivere, capire e criticare, cazzo, non è da tutti. Perchè la leggerezza io la invidio, ma mai farà parte di me. Perchè se prima archiviavo, ora cancello. –

Volo via con tanti insegnamenti, con la convinzione che davvero a Milano si cambia, con la concretezza che il lavoro stanca, con la voglia ancora più forte di stancarmi ma anche di concedermi il lusso della serenità, con la consapevolezza che il tempo è davvero denaro e la sicurezza che sorridere ripaga, ripaga sempre nella vita.

E che, se è vero che tutto torna, mi aspettano tempi fantastici.

– oggi mi sono accorta che io non so abbracciare le persone. non riesco. non so stringere le persone a me. non cosi forte come si vede nei film, non cosi forte come si dovrebbe. e ho pensato che forse dovrei imparare. perchè cosi, forse, non andranno più via. 

Non chiedetemi perchè parto.

Parto per imparare ad abbracciare, forte, le persone.

Perchè Milano insegna tutto, ma non questo.

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