Sono le 23.24 di domenica sera e sono tornata da Roma da qualche ora.
Ho dormito le 2 ore e 55 che Trenitalia annuncia con fierezza. Non mi sono accorta di nulla di quello che mi stava succedendo attorno. E per me è strano, lo sapete.
Insomma, una volta ci vivevo in treno.
Registravo Cuochi e Fiamme e per quasi sei mesi all’anno il mio migliore amico era la carrozza 2 dell’AV Milano-Roma.
Dal lunedi al venerdi, business class area silenzio (quella da privilegiati) e io, con il mio Mac sporco di cioccolata, osservavo gli altri e scrivevo.
E quanti post di Io, in fila venivano fuori da quelle ore attraverso l’Italia.
Gli uomini che chiamavano a casa per rassicurare le mogli, i ragazzi che mandavano messaggi agli amici, le persone che salivano senza biglietto e lo snack dolce o salato che non piaceva mai a nessuno.
Ogni scusa era buona per scrivere.
Per un motivo molto semplice.
Perchè io scrivevo sempre.
Perchè io ho scelto di scrivere, prima ancora di cucinare.
Lo faccio da sempre. Dal 2007 su un blog. Dal 2010 su un blog di cucina. Ma già lo sapete.
Quello che è strano è che ho sempre scritto pur non avendone mai il tempo. Da lì la famosa deduzione che il tempo lo trovi, quando vuoi. A costo di dormire un’ora in meno.
Ora scrivo Io, in fila una volta al mese. E non credo sia perchè ho meno tempo.
Anche se così fosse, sarebbe una scusa.
Scrivo meno perchè ho meno momenti da dedicare alla malinconia.
Scrivo meno perchè quest’estate vi avevo fatto una promessa. Quella di tornare piccoli, qui.
Vi avevo augurato una buona estate e vi avevo augurato di gioire delle piccole cose, come fosse la prima volta.
“Vi auguro di cuore di tornare piccoli, di gioire delle piccole cose, di guardare la persona che avete accanto e rendervi conto della fortuna che avete, di assaggiare piatti nuovi e imparare ad emozionarvi come la prima volta. Sempre.”
Non so voi, ma io l’ho fatto.
Ho tenuto fede, forse per la prima volta nella mia vita, ad una promessa a me stessa.
Forse l’ho fatto perchè per la prima volta ho smesso di mettere me al centro dell’attenzione e ho messo lei, quella che sarà mia figlia. Forse l’ho fatto perchè mi sto avvicinando ai trenta e sto cambiando. Forse l’ho fatto semplicemente perchè ho voglia di insegnare a Bianca a sorridere delle piccole cose, da subito. Forse l’ho fatto perchè non solo io, ma la mia vita intera sta cambiando.
Rispondo a interviste ogni giorno e la domanda di rito è “come si decide di cambiare vita?”.
E la risposta è quella che già vi ho scritto tempo fa, qui. Una mattina ti svegli e capisci che è necessario cambiare tutto per Vivere davvero.
E per una come me, il cambiamento è la base della vita. Cambiare vuol dire sentirsi viva. Cambiare è avere stimoli sempre nuovi. Cambiare è non annoiarsi mai.
Beh, la novità è che ora come ora non ho alcuna voglia di cambiare nulla.
Ho solo voglia di svegliarmi domattina, mettermi ai fornelli, consegnare le nuove ricette per un cliente, andare a fare la spesa, mettere a posto casa, preparare la valigia per Bologna, rispondere al telefono a quelle persone che sono diventate indispensabili nella mia quotidianità, uscire a cena e andare a letto domani sera, con il sorriso sulle labbra.
E non perchè vada tutto sempre bene. Ma perchè ho scelto di stare ferma, guardando tutto da un’altra prospettiva.
Chissà se vorrà dire questo, Crescere.
Grazie Novembre per questo week end romano. Grazie 2013 per essere stato davvero il mio anno. Grazie Bianca per tutto quello che stai facendo, prima ancora di venire al mondo. Grazie amici per essere stati qui, il giorno della baby shower, perchè è stato emozionante vedervi insieme, per lei. Grazie a te che non nomino ma che da qualche mese sei entrato nella cerchia delle persone che mai lascerò.
Mancano meno di due settimane ai miei 30.
E io non vedo l’ora.
Un abbraccio,
Macy