Blog, ovvero ‘diario in rete‘ gestito normalmente da una persona che si fa chiamare blogger.
Così parla wikipedia e così inizio la mia lezione Be a Blogger, a Milano.
C ‘e’ chi ancora ci considera degli improvvisati, chi ci invidia perché “riceviamo un sacco di cose gratis“, chi ci sfrutta per la nostra potenza mediatica, chi ci tratta con timoroso rispetto per paura di trovare il proprio nome online, da un momento all’altro, quasi non aspettassimo altro. Mioddio.
Siamo blogger.
Siamo null’altro che persone pensanti che decidono di scrivere online a proposito di un tema, dal cibo alla moda alle torte per cani (si, esiste davvero. Geniale).
Siamo appassionati che si limitano a raccontare la propria giornata e siamo esperti che hanno studiato e che attraverso un blog comunicano qualcosa.
Siamo consapevoli che di questi tempi e’ meglio rimboccarsi le maniche e farsi venire un’idea, piuttosto che aspettare invano una telefonata che non arriva.
Siamo testimonial di noi stessi, siamo futuri politici e siamo semplicissime mamme alle prese con torte malriuscite.
Siamo una categoria non categorizzata.
Non siamo regolamentati da alcuna legge, ne da alcun disciplinare.
Sta a noi e alla nostra etica darci delle regole.
-un po’ come quando si passa dall’essere dipendenti all’essere liberi professionisti. Dura rispondere a se stessi, eh-
Ad alcune di noi, me compresa, il blog e’ esploso tra le mani da un giorno all’altro, passando da cento visite a 5mila, per poi aumentare ancora. Da un momento all’altro le aziende hanno iniziato a chiamarci, a volerci, senza sapere come e perché. E a questo servivano le agenzie.
In questi due anni e mezzo mi sono seduta centinaia di volte attorno a tavole rotonde o quadrate che siano a fare “brainstorming”.
Ho ascoltato decine di direttori mktg confidarmi il loro bisogno di aumentare la visibilità e ho fatto il possibile attraverso il mio blog, quando possibile.
Ho spiegato ad agenzie incredule che so dire di no a tanti soldi perché credo nell’etica del food blogger.
E badate che parlo di food, non di altro (nella moda e’ tutto diverso).
Ho costruito amicizie vere e impagabili e ho scoperto che un programma televisivo crea tanti fan quanto tante invidie.
Nei miei corsi insegno alle persone ad avere una dignità lavorativa, prima ancora che un lavoro e so bene cosa vuol dire essere in un momento di crisi e farsi bastare un prodotto gratis, alle volte.
Ci siamo passate tutte e ci passiamo tutte, ogni giorno.
E questo post nasce proprio da una mail ricevuta ieri in cui un’azienda mi chiede una collaborazione, inviandomi gratuitamente i loro prodotti.
Normalmente rifiuto. Oggi invece ho risposto all’azienda dando dei consigli.
Ho consigliato loro di non copiare e incollare il “Cara Chiara” con un font diverso, perché si capisce bene che la mail e stata inviata a decine di persone uguale. Ho consigliato loro di investire in un viaggio nelle loro terre, per far capire davvero alle persone di cosa stiamo parlando. Ho consigliato loro di non chiamare “collaborazione” l’invio di prodotti, perché non è collaborazione questa.
Non so perché l ho fatto. Non mi sono mai permessa, ma oggi lo faccio perché ho capito che dire di no, non serve a niente.
Siamo in una confusione mediatica allucinante.
Siamo qualcosa e non sappiamo cosa. Guardiamo la televisione e ci rendiamo conto di come giri male il mondo, alle volte. Ci incazziamo davanti a stipendi assurdi di politici corrotti, ci inginocchiamo in televisione chiedendo di darci una mano a vicenda, leggiamo di una fashion blogger arrestata per furto, rimaniamo a casa il più possibile perché uscire costa e iniziamo a preoccuparci per il nostro futuro o per quello dei nostri figli. Sfogliamo online le pagine di Facebook e vediamo sempre le stesse cose.
E allora, nel nostro piccolo, cambiamole queste benedette cose.
Non sono la paladina del licenziamento, come molti di voi dicono, ne tantomeno quella che scende in piazza a protestare. Ma nel mio piccolo, provo a prendermi quello che mi spetta. Provo a educare prima ancora di criticare. E provo a fare io la prima mossa, senza aspettare che mi cada dal cielo qualsiasi cosa.
Provo a dire ad un’azienda cosa vorrei e cosa potrei dare loro, provo a spiegare alle persone attraverso un semplice corso, che l’aggiornamento costante, di questi tempi, e’ fondamentale. Perché cambia tutto troppo velocemente. E dobbiamo imparare a stargli dietro.
Basta poco.
E parlo a voi aziende come a voi blogger.
Io arrivo dall’agenzia prima e dall’azienda poi, è vero.
Ma non serve aver studiato marketing per capire certe cose.
– Anzi, proprio perché l’ho studiato capisco quanto oggi sia in crisi, questo meccanismo. Il miglior marketing in assoluto di questi tempi e’ la qualità del prodotto. Punto –
Ci sono aziende familiari in crescita, ci sono piccole realtà da scoprire, ci sono prodotti di cui vale davvero la pena scrivere.
Ci sono blogger in Italia che sanno cosa scrivere ma soprattutto sanno come farlo e ci sono altrettante persone pronte a mettere in gioco la propria vita per credere in un cambiamento.
Probabilmente queste persone siete voi e avete solo bisogno di qualcuno che ve lo dica. Probabilmente non ve ne frega niente perché questo e’ un blog di cucina e questa non è una ricetta. Probabilmente odiate le mie gonne corte a Cuochi e Fiamme e di conseguenza il mio blog neanche lo prendete in considerazione. Probabilmente avete voglia di fare qualcosa per voi, per il vostro lavoro e per quello degli altri.
Ecco, io sono con voi.