Storia di un sorbetto, qualche sorriso e molti lombrichi.

DI Chiara Maci | 2 Ago 2016

 

Ho ricevuto quel libro una mattina, insieme a due pacchetti di biscotti. Pistacchio e cioccolato.

Quel libricino con quelle fragole disegnate e quel titolo che accennava ai fiori, al gelato, all’amicizia, mi avrebbe cambiato un po’ la vita, da lì a poco.

Qualcuno lo definisce “il libro che sta cambiando una generazione”, ma io non amo i claim urlati.

E così, in un pomeriggio di poco meno di due mesi fa, ho sfogliato quelle pagine e le ho divorate in poche ore.

La storia imprenditoriale e sentimentale di Grom è la storia di Federico e Guido, è la storia di una grande amicizia, è la storia di un business plan perfetto, è la storia di un gelato buono come quelli di una volta.

È la storia di un’impresa italiana, di due ruoli ben precisi e di un’attenzione importante alla terra. Quella da cui nasce tutto.

Mura Mura è l’azienda agricola biologica creata da Guido e Federico, dove viene prodotta una parte della frutta utilizzata nei sorbetti. Nel libro è descritto molto bene da Guido l’inizio a Mura Mura.

La preparazione del terreno, la semina, le piante da scegliere, il ruolo fondamentale di Vittorio, il rispetto del suolo e della biodiversità animale e vegetale, l’importanza del portainnesto ( Quella parte radicale della pianta che ne forma il tronco fino ad una cinquantina di centimetri dal terreno).

In malgascio, la lingua del Madagascar, significa Piano Piano ed è cosi che si rispetta la natura. Rispettando i suoi tempi.

“La chiave per fare agricoltura di qualità sono gli escrementi bovini: il letame. Chi pensa di poterlo sostituire con altri concimi, anche naturali, ignora l’agricoltura e la storia dell’umanità”

L’oro nero, come viene chiamato, in assenza di ossigeno fermenta e dopo circa 6 mesi diventa il nutrimento necessario da cospargere sui campi.

A Mura Mura si coltivano cinque  tipologie di pesche a pasta gialla – Maria Marta, Kaweah , Dixired, Royal Jim, Royal Time – una di pere – Decana del Comizio – , il fico Dottato e la mitica albicocca tonda di Costigliole.

E non solo, un frutteto tutto sperimentale formato da cento piante tutte diverse tra loro per continuare a studiare e a scoprire nuovi sapori.

L’occhio poi finisce sulla parte pianeggiante dedicata alle colture annuali sperimentali di fragola e melone “alternando i terreni come nella migliore tradizione”.

Fantastico.

Tutto coltivato con la pratica del diradamento, in modo che la pianta distribuisca su minor quantità di frutti la sua energia, arricchendoli così di maggior dolcezza e aroma.

La particolarità? Qui la frutta viene raccolta solo nel momento della perfetta maturazione. La frutta, per Guido, deve essere buona. Poco importa se non è bellissima, puntinata o di forma strana.

Deve essere buonissima perché i sorbetti saranno composti di quella frutta, con aggiunta di acqua minerale e zucchero di canna bianco.

(Frutta forte: frutti molto acidi, come limone e lime. La percentuale di utilizzo è tra 22 e 24% sul totale del sorbetto.

Frutta media: frutti mediamente acquosi, come fragola, pera, pesca e mela. In questa categoria rientrano tutti i tipi di frutta, ad eccezione di quella “forte” e di quella “debole” indicate nelle altre tipologie. Appartengono a questa categoria anche mandarino e pompelmo rosa. La percentuale di utilizzo è tra 40 e 50% sul totale.

Frutta debole: Frutti molto acquosi, con un quantitativo inferiore di fibra, come melone e anguria. La percentuale di utilizzo è tra 60 e 70% sul totale.)

In questo video che segue ho avuto il grandissimo piacere di intervistare Guido, toccare con mano quelle pagine che ho letto con così tanto coinvolgimento, assaggiare frutta buonissima e matura al punto giusto e provare a fare per la prima volta un cono gelato con le mie mani.

Vorrei lo vedeste, perché come tutti i miei video Macyintour sono la curiosità e l’entusiasmo a parlare per me.

Ma anche perche c’è qualcosa che amo particolarmente in questa storia.

E non è solo il gelato.

È l’amicizia. È la capacità di fare gruppo. È la difficoltà di fare impresa in un paese come il nostro ma è la grande fatica e il grande entusiasmo che ogni giovane dovrebbe avere.

Io ho visto tanto della mia storia qui dentro. Ci ho visto le notti insonni, le estati aspettando che qualcosa nascesse, la gioia del primo articolo uscito sui giornali.

Ma come giustamente mi ha detto Guido prima di salutarmi: da solo godi di tutto il successo per te e soffri tutti i momenti difficili, ma non c’è cosa più entusiasmante che condividere i risultati con la persona che con te ha creato tutto questo.

Perché condividendo, si moltiplica. Non solo la gioia.

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