Agiamo ora per fermare la peggiore epidemia di sempre. #StopEbola

DI Chiara Maci | 2 Ott 2014



#StopEbola

 
MEDICI SENZA FRONTIERE: AGIRE ORA PER FERMARE LA PEGGIORE EPIDEMIA DI SEMPRE
AL VIA RACCOLTA FONDI: “AIUTACI A SALVARE VITE UMANE”

 

 
SI DONA AL 45507 PER SOSTENERE I PROGETTI DI MSF IN SIERRA LEONE E LIBERIA 
Fino al 4 ottobre
“A sei mesi dall’inizio della peggiore epidemia di Ebola della storia, la risposta internazionale è ancora inadeguata, stiamo perdendo troppe vite e le nostre equipe sono al limite delle loro capacità. Occorre agire ora per fermare l’epidemia.”
È l’appello lanciato dall’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (MSF) impegnata in Africa Occidentale fin dai primi giorni dell’epidemia.
Con l’iniziativa #StopEbola, MSF ribadisce la propria richiesta per una forte e immediata mobilitazione internazionale e lancia una raccolta fondi straordinaria chiedendo l’aiuto di tutti: fino al 4 ottobre si dona al numero 45507 per sostenere i progetti di MSF in Liberia e Sierra Leone. Il valore della donazione sarà di 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari TIM, Vodafone, WIND, 3, PosteMobile, CoopVoce e Noverca, sarà di 2 euro per ciascuna chiamata da rete fissa TeleTu e TWT e di 2 o 5 euro per ciascuna chiamata da rete fissa Telecom Italia, Infostrada e Fastweb. 
“In Africa occidentale la situazione è drammatica, decine di persone si ammalano ogni giorno, bussano alle porte dei nostri centri ma siamo costretti a rimandarle a casa perché non abbiamo abbastanza letti per accoglierle” ha detto Loris De Filippi, presidente di MSF “La diffusione dell’epidemia procede molto più rapidamente degli sforzi internazionali per contenerla. Intanto le nostre equipe, oltre 3.000 operatori tra cui molti italiani, lavorano giorno e notte per salvare più vite possibili. Le nostre forze sono al limite. Oggi chiediamo l’aiuto di tutti per sostenere la nostra azione: il tempo stringe, l’Ebola uccide, dobbiamo agire ora per fermare l’epidemia.”

Da quando l’epidemia di Ebola è stata dichiarata ufficialmente, lo scorso 22 marzo, ha causato oltre 3.000 decessi e si è diffusa a ritmi senza precedenti in Guinea, Liberia, Sierra Leone, Nigeria e Senegal. L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita un’“emergenza di salute pubblica internazionale”, ma nonostante gli impegni dichiarati da alcuni governi e in questi giorni anche dall’ONU, la risposta globale resterà pericolosamente inadeguata se tali piani non verranno attuati subito. Nelle ultime settimane MSF ha lanciato il proprio appello due volte di fronte alle Nazioni Unite, lo ha ribadito a livello degli stati membri e anche in Italia resta in attesa di una risposta dal governo.

“Affrontare l’Ebola non significa preoccuparsi dell’eventuale arrivo di un paziente infetto nel proprio paese” continua Loris De Filippi. “La diffusione del virus va fermata nei paesi colpiti, attraverso un massiccio e immediato invio di unità mediche civili e militari specializzate. Servono risorse, personale, ospedali da campo e posti letto. Tutti i paesi che hanno capacità d’azione contro i disastri biologici devono intervenire.”

MSF è entrata in azione contro l’Ebola fin dai primi giorni dell’epidemia, mobilitando i propri esperti di febbre emorragica, medici, infermieri, igienisti, esperti di logistica. Le equipe di MSF hanno trattato complessivamente circa il 60% dei casi registrati.

Hanno ricoverato più di 3.300 persone, di cui circa 2.000 sono risultate positive all’Ebola. 650 sono guarite. Oggi MSF è impegnata nei paesi colpiti con oltre 3.000 operatori, tra cui 260 internazionali e una ventina di italiani, gestisce 6 centri di trattamento, per una capacità totale di 500 posti letto in isolamento, e supporta le strutture sanitarie locali formando il personale e distribuendo kit di sterilizzazione e assistenza medica. Da marzo MSF ha inviato nell’area oltre 450 tonnellate di materiali. Oltre a prendersi cura delle persone malate, MSF attua misure di controllo del contagio, traccia i contatti dei pazienti e mantiene una rete di sorveglianza epidemiologica, mentre equipe di promotori della salute informano le comunità sulle modalità di trattamento e prevenzione e distribuiscono kit igienici di protezione alle famiglie. Ma non basta. In Liberia e Sierra Leone i centri di MSF sono sovraffollati e non riescono ad accogliere l’enorme afflusso di malati che chiedono aiuto.
I fondi raccolti contribuiranno all’invio sul campo di personale specializzato, alla realizzazione di nuovi ospedali da campo, strutture d’isolamento e laboratori mobili per la diagnostica, alla distribuzione di kit medici e igienici su vasta scala, alle campagne di sensibilizzazione tra la popolazione e nelle strutture sanitarie locali. Con meno di 1 euro MSF può fornire 1 litro di trattamento di reidratazione endovenosa ai pazienti, mentre con 15 euro può acquistare una tuta protettiva per i propri operatori.
L’iniziativa ha ricevuto il sostegno del Segretariato Sociale RAI e di Mediaset, il patrocinio della Federazione Italiana Giuoco Calcio FIGC, della Lega Calcio, dell’Associazione Italiana Arbitri, il supporto di tanti personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo che aiuteranno a promuovere l’iniziativa. MSF ringrazia inoltre La7, Centostazioni e i tanti media che hanno concesso spazi di promozione gratuiti.
– Mamadee: il ragazzo che ha sconfitto l’ebola.-

EBOLA, QUESTO SCONOSCIUTO: DOMANDE E RISPOSTE SULL’EPIDEMIA

L’Ebola è un’infezione virale ad altissima letalità ed estremamente contagiosa, può uccidere fino al 90% delle persone che lo contraggono, causando panico tra le comunità colpite. Non esiste alcuna terapia specifica per curare questa malattia, ma nei centri per il trattamento dell’Ebola MSF può curare i sintomi e garantire ai pazienti la necessaria idratazione, la somministrazione di antibiotici e antimalarici per prevenire le complicanze e rimedi contro il dolore. Il trattamento sintomatico aumenta la probabilità di sopravvivenza del paziente e supporta il sistema immunitario nella sua risposta alla malattia.

Perché l’Ebola fa così paura?

La malattia ha un alto tasso di mortalità e non ha una cura specifica, per cui chi si ammala molto spesso non sopravvive. Le misure protettive, che prevedono l’isolamento dei pazienti infetti e tute protettive che impediscono un normale contatto tra medico e paziente, contribuiscono ad alimentare la paura.

Quando è stato scoperto il virus?L’Ebola è apparso per la prima volta nel 1976 simultaneamente a Nzara, in Sud Sudan, e a Yambuku, nella Repubblica Democratica del Congo. L’ultimo caso di quell’anno venne registrato in un villaggio vicino al fiume Ebola, da cui la malattia ha preso il nome.

Come nasce un’epidemia?Il serbatoio naturale del virus Ebola sembra essere un tipo di pipistrello o altri animali che vivono nella foresta. Non accade spesso che le persone contraggano il virus dal contatto con animali infetti. Ma una volta contagiate, si ammalano gravemente e possono trasmettere l’infezione ad altri esseri umani. Ci sono cinque ceppi diversi del virus Ebola: Bundibugyo, Ivory Coast, Reston, Sudan e Zaire, così chiamati a seconda del rispettivo luogo di origine. Quattro di questi cinque ceppi hanno causato la malattia negli esseri umani. Il sottotipo Reston invece non è patogeno per l’uomo.

Come viene trasmesso il virus?L’Ebola non è come l’influenza. Non ci si può ammalare sedendo accanto a una persona malata sull’autobus. Le persone si ammalano perché hanno accudito un familiare o un paziente malato e sono venute a contatto con sangue, secrezioni e altri fluidi biologici infetti. L’epidemia può diffondersi anche nelle strutture sanitarie quando manca un adeguato controllo delle infezioni e le condizioni igienico-sanitarie sono insufficienti. Inoltre la pratica tradizionale del lavaggio dei defunti prima della sepoltura costituisce una delle principali forme di contagio e ha avuto un ruolo non trascurabile nella diffusione di questa epidemia.

Quali sono i sintomi?Inizialmente i sintomi sono aspecifici, rendendo molto difficile la diagnosi clinica. La malattia è spesso caratterizzata da un improvviso accesso di febbre, astenia, dolore muscolare, cefalea e mal di gola. Questi sintomi possono essere seguiti da vomito, diarrea, eritemi, funzione renale ed epatica compromesse e, in alcuni casi, fenomeni emorragici che includono sanguinamenti dal naso, vomito ematico, diarrea mista a sangue, emorragie interne e congiuntiviti emorragiche. Tuttavia, le emorragie si riscontrano in meno del 50% dei casi. I sintomi possono manifestarsi da 2 a 21 giorni dopo il contatto, con un picco tra il settimo e il quattordicesimo giorno.

Come viene curata la malattia da virus Ebola?Non c’è trattamento specifico o vaccino disponibile che abbia un’efficacia testata sugli esseri umani e sia stato registrato per l’utilizzo sui pazienti. Il trattamento standard per l’Ebola è limitato a una terapia di supporto sintomatico che consiste nell’idratare il paziente, nel mantenerlo ossigenato e con un livello di pressione arteriosa adeguata, nel fornire un’alimentazione altamente nutritiva e nel trattarlo con antibiotici e antimalarici per prevenire ulteriori infezioni. Il trattamento di supporto può aiutare il paziente a vivere più a lungo, e questo tempo supplementare potrebbe essere esattamente ciò di cui il sistema immunitario del paziente ha bisogno per cominciare a combattere il virus.

Qual è il rischio che il virus si diffonda in Europa o in altri paesi sviluppati?Viviamo in un mondo dove gli spostamenti internazionali sono sempre più facili. Ma la possibilità che l’Ebola possa diffondersi nei Paesi europei è estremamente remota. La malattia si manifesta con gravi sintomi che obbligano il malato a letto e ne impediscono gli spostamenti. L’ipotesi che l’infezione possa giungere via mare con persone che, partite dalle zone coinvolte nell’epidemia, abbiano attraversato il Nord Africa in un viaggio che generalmente dura mesi, è priva di fondamento. I sistemi di controllo italiani ed europei sono ottimi. Nell’ipotesi remota che un caso arrivasse fino a noi, sarebbe immediatamente isolato e curato in ospedali di buon livello con adeguati sistemi di controllo delle infezioni e il rischio di diffusione sarebbe scongiurato.

Come si proteggono gli operatori sanitari dal contagio?I pazienti affetti da Ebola devono essere curati in isolamento da staff competente e munito di indumenti protettivi. Una delle priorità di MSF durante un’epidemia di Ebola è formare il personale sanitario locale per ridurre il rischio di trasmissione. MSF applica delle procedure estremamente rigorose per far sì che nessun operatore sanitario sia esposto al virus senza protezioni.
I centri di trattamento di MSF sono pensati per garantire un ambiente di lavoro sicuro per il nostro staff. C’è luce e spazio sufficiente tra i pazienti, una netta separazione tra aree ad alto rischio e aree a basso rischio, una gestione sicura dei rifiuti, pulizia e disinfezione regolare dei reparti. Personale all’esterno dei centri di isolamento impedisce l’entrata nelle zone ad alto rischio ai non addetti ai lavori. Solo gli operatori che lavorano sui pazienti possono entrare, ben protetti e per un tempo limitato.
I nostri operatori internazionali lavorano per un massimo di 4-6 settimane per far sì che non si stanchino troppo, cosa che aiuta a ridurre il rischio. Nella zona ad alto rischio entra solo lo staff strettamente necessario, per un’ora al massimo e sempre in coppia. Ci si controlla a vicenda e ci si assicura che l’altro non commetta errori o non sia troppo stanco. Facciamo il possibile per fornire terapia orale piuttosto che iniezioni, in modo da ridurre il rischio di infezione da punture con aghi infetti, e per lo stesso motivo limitiamo il numero di prelievi di sangue allo stretto necessario. Abbiamo anche una “no-touch policy” per cui i nostri operatori non possono toccarsi tra loro, così come non possono condividere bevande, per tutta la durata di una missione per l’Ebola, per diminuire al massimo il rischio di contagio nel caso un operatore dovesse ammalarsi.

EMERGENZA EBOLA: MSF IN AZIONE

Liberia

– Nella capitale Monrovia la situazione è catastrofica e continua a peggiorare. Per alcuni giorni i cinque ospedali della città sono stati chiusi, lasciando le persone prive di assistenza sanitaria generale. Alcuni hanno poi riaperto ma funzionano a stento.
– A Monrovia, il centro di trattamento Ebola di MSF detto ELWA3, il più grande mai costruito, è sovraffollato, le persone che vengono a chiedere assistenza vengono rimandate alle loro case. Oggi il centro può ospitare 160 pazienti, le equipe sono al lavoro per ampliarlo e presto ne potrà accogliere 200. Ma anche così non riuscirà a far fronte alla diffusione del virus. Si stima che a Monrovia siano necessari 1.200 letti, mentre ne sono disponibili 240 (200 per i casi confermati e 40 per quelli sospetti).
– La nostra equipe di promozione della salute, composta di 400 persone, ha distribuito 50.000 kit per le famiglie, che includono, oltre a informazioni sulla malattia, acqua clorinata, guanti, maschere e vesti, in modo che i pazienti che non trovano posto in un centro per l’Ebola possano essere trattate dai propri familiari con minor rischio di contagio.
– Nel nord del paese, a Foya, MSF continua a gestire un centro con 100 letti. Al momento ci sono 30 pazienti nel centro, ma le equipe si aspettano un incremento dei casi come sta avvenendo nei centri circostanti. Quando saranno disponibili più risorse, MSF potrà riorganizzare le attività di sensibilizzazione, permettendo alle equipe di rispondere all’evoluzione dell’epidemia.

Sierra Leone
– In Sierra Leone l’Ebola continua a diffondersi a una media di circa 25 nuovi casi confermati ogni giorno. I centri di isolamento e di trattamento sono insufficienti.
– MSF gestisce un centro di trattamento per l’Ebola da 80 letti a Kailahun, vicino al confine con la Guinea, dove ogni giorno vengono ricoverati 10 nuovi pazienti. Al momento, il centro è pieno.
– MSF sta costruendo un centro di isolamento a Bo con una capacità di 35 letti.
– MSF ha formato circa 700 promotori della salute per diffondere informazioni sull’Ebola all’interno delle comunità in modo che sappiano come agire se qualcuno presenta i sintomi della malattia.
– In totale, i centri di trattamento di MSF in Sierra Leone hanno accolto 294 pazienti, di cui 191 confermati. 47 pazienti sono guariti e sono tornati a casa.

Guinea
– In Guinea il numero complessivo di pazienti non è cresciuto negli ultimi giorni ma ogni settimana due nuove prefetture vengono colpite dalla malattia.
– In Guinea, MSF gestisce due centri di trattamento per l’Ebola, uno nella capitale, Conakry, e uno a Guéckédou, nel sudovest del paese, dove è iniziata l’epidemia.
– La situazione al centro di Conakry è abbastanza stabile, ma le equipe di MSF continuano a scoprire nuovi focolai e sono pronte a ricevere persone dalle altre comunità.
– Guéckédou ospita circa 50 pazienti e ogni giorno riceve 5-10 nuovi casi confermati dal centro di transito di Macenta.
– MSF collabora alla mobilitazione di massa lanciata dal governo guineano attraverso i media locali e sta formando il personale del Ministero della Salute nella gestione dei centri di transito.

Nigeria
– MSF sta fornendo supporto tecnico alle autorità sanitarie nigeriane a Lagos. MSF fornisce anche competenze tecniche in ambiti quali isolamento, tracciamento dei contatti, formazione e sensibilizzazione. Un’equipe di sei persone fornisce supporto al reparto di isolamento installato nell’Ospedale per le Malattie Infettive (IDH), il centro di riferimento per i pazienti infetti a Lagos. Dall’inizio dell’epidemia ci sono stati 15 casi confermati a Lagos e 4 a Port Harcourt.

Senegal
– MSF fornisce supporto tecnico alle autorità sanitarie locali.

Repubblica Democratica del Congo
– L’attuale epidemia nella provincia dell’Equateur in RDC non è epidemiologicamente legata a quella in Africa Occidentale. Attualmente MSF ha dislocato nel paese un’equipe di 50 persone e ha inviato 41 tonnellate di materiale e forniture mediche.
– MSF gestisce due centri di trattamento nel paese. Il primo è una struttura con 40 letti a Lokolia, l’epicentro dell’epidemia, dove sono ricoverati sei pazienti. Il secondo è una struttura con 10 letti a Boende dove due pazienti stanno ricevendo cure.
– Le principali sfide in RDC sono le difficoltà logistiche e la sensibilizzazione nelle comunità.
Quadro generale dei centri di trattamento MSF in Africa Occidentale (18 settembre 2014):
PAZIENTI RICOVERATI: 2.932, CASI CONFERMATI: 1.747, SOPRAVVISSUTI: 520
FORNITURE INVIATE: 435 TONNELLATE , BUDGET STIMATO: 46M EURO (2014)Operatori umanitari di MSF oggi sul terreno in Africa Occidentale: 2.239, di cui 2.000 nazionali e 239 internazionali. Gli italiani sono circa una ventina.
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