Progress settimanale. Oggi imparo a dire di No.

DI Chiara Maci | 18 Mar 2014

Stamattina ho mandato il seguente sms a mia sorella: “in un’ora ho, nell’ordine: allattato Bianca, fatto una doccia, lavato i capelli, programmato il post di oggi, fatto due scatti per un’azienda e sono pronta per una riunione!
Poi rileggendolo ho capito che:
1. Sono un’esaurita
2. Tutte le mamme che lavorano con un bimbo piccolo meritano la mia doppia stima (e già, donne, ho una grandissima stima in voi)
3. Devo imparare a dire di No, ogni tanto. Non dico sempre, ma almeno ogni tanto, alle cose futili.

Insomma quante cose “in più” facciamo, ogni giorno?
Pensateci bene. Quante cose non rientrano nelle nostre priorità ma finiscono per rubarci un sacco di tempo? E se iniziassimo a darci delle priorità? Beh, magari voi lo fate già e siete già super organizzate.
Io, neo mamma agli esordi, ci sto provando.

La bimba è la mia priorità, ovviamente.
Ogni volta che inizia con un “maa”, che è preludio di un pianto estremo (quei pianti in cui noi neomamme pensiamo sempre al peggio), mi sembra che dica “mamma” e ogni volta calmarla è una nuova sfida…Saranno colichette? Sarà che ha mangiato poco? Sarà stitichezza? Insomma, il pianto è il loro unico modo di comunicare, ma come faccio a capire qual è il problema preciso?

Ma certo non posso dire di no al lavoro (insomma, smettiamola di dire “ma non devi lavorare cosi presto con una bimba cosi piccola!”, perchè oggi se si ha un lavoro è bene tenerselo stretto e imparare a organizzarsi. Perchè si può, basta provarci!)
E la mia organizzazione, oggi, è fatta di mille incastri, orari assurdi, notti rubate e preoccupazioni che ogni mamma ha. Beh, non avrei aperto questa rubrica altrimenti.

E allora oggi chiedo una cosa io alla pediatra: per tutte le donne come me che sono super-incasinate c’è qualche rischio che finisca il latte prima del dovuto? Insomma, lo stress incide?

No, non sono paranoica. Anzi. Sono molto tranquilla su tutto, ma credo queste siano domande che aiutano tanto me come le mie amiche agli inizi.

Care mamme,
praticamente tutte le donne sono in grado di allattare, supportate nel giusto modo dal personale sanitario. Anche il bambino, rispondendo ad un istinto molto naturale, manda alla mamma alcuni segnali che la aiutano ad attaccarlo al seno nel momento giusto.
Ad esempio se apre la bocca, se si porta le mani alla bocca, se emette dei suoni e fa movimenti tipici della suzione, se ruota il capo è sicuramente affamato.

Rassicuro Chiara e tutte le mamme a proposito del pianto che può essere un segno di fame ma non solo: può essere dovuto a dolori al pancino, riconoscibili perché il bambino piega le gambe, a fastidi legati a freddo, caldo, al pannolino sporco… e spesso il solo contatto pelle a pelle tra mamma e bambino allevia il problema. Il pianto è solo raramente dovuto a sete perché il latte materno apporta i liquidi necessari e non richiede aggiunta di acqua.
Anche la posizione scelta è importante e contribuisce a favorire un sereno ed efficace allattamento; ecco di seguito 3 posizioni raccomandate.
 
 
 
 


Le condizioni ormonali che sono alla base dell’allattamento sono favorite da condizione di benessere, pensieri positivi sul bambino dal semplice fatto di guardarlo e toccarlo.
Ma è anche vero che vi sono fattori che possono ridurre la possibilità di allattare con tranquillità; Chiara ha ragione nel porsi il dubbio che il lavoro e le ansietà possano interferire.
Ed è per questo che vi do alcuni semplici consigli per aiutarvi a ottimizzare e prolungare l’allattamento:

– astenetevi dal fumo, dalle bevande alcoliche, riducete caffè e bevande a base di caffeina; è importante sapere che alcool, fumo e sostanze stupefacenti passano nel latte materno.
– mangiate di tutto in modo equilibrato; non c’è necessità di una dieta speciale, ma di un’alimentazione varia e salutare, in una quantità che permetta di produrre il latte necessario.
– non sottovalutate l’ultimo periodo della gravidanza e i primi giorni con il bambino; fattori quali l’attività lavorativa fuori casa e a tempo pieno prima del parto, lo stress, l’ansietà elevata a una settimana dal parto, il dolore e l’insicurezza, l’uso di caffeina in gravidanza, la convivenza con un fumatore possono influenzare negativamente.

Nonostante questi accorgimenti, ci possono comunque essere situazioni di riduzione di produzione di latte. 

In queste situazioni spetta al pediatra giudicare le condizioni generali del bambino, il suo progresso sulle curve di crescita e valutare la produzione e l’assunzione di latte materno. Di conseguenza potrà cercare di migliorare la produzione e l’assunzione di latte materno, che rimane la scelta migliore per mamma e bambino, ed eventualmente raccomandare l’integrazione con latte per l’infanzia
E’ bene ricordare che l’introduzione del latte vaccino (il latte di mucca, fresco o a lunga conservazione) è sconsigliata prima dei 12 mesi perché questo latte, adatto per il vitellino, non è infatti ideale per i nostri bambini perché contiene troppe proteine ed è carente di ferro, un micronutriente importantissimo per la crescita e lo sviluppo cerebrale/cognitivo.

Anche la scelta del latte, nei suoi primi 1000 giorni, è quindi di grande importanza per costruire le basi e la salute della sua vita da adulto.

Silvia Scaglioni

Anche oggi vi consiglio di dare un’occhiata all’App 1000 Giorni. I temi che vi suggerisco sono “Allattamento materno: vantaggi per mamma e bambino” e il video “Il pianto”

 
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