Tel Aviv. Il vino kosher, i mercati e l’arrivo a Gerusalemme.

DI Chiara Maci | 23 Mag 2013

Non ho il tempo di scrivere. Lo faccio ora, di notte, perchè ho troppa voglia di raccontarvi le emozioni che riesco a provare qui, in questi giorni.
Stamattina sono stata al mercato di Carmel. Ad accompagnarmi Isacco, Mena e lo chef di ieri sera, Maoz.
Amo i mercati. Ho fotografato ovunque, in giro per il mondo, i mercati, gli ingredienti e le persone che ci stanno dentro. E trovo qualcosa di unico che accomuna tutti i mercati del mondo.
Gli ingredienti cambiano ma i colori restano. I profumi variano da luogo a luogo, ma c’è qualcosa di magico nel modo di disporre le verdure, la frutta, le spezie, che rende il mercato qualcosa in cui ritrovarsi, sempre.

A Carmel trovi di tutto. Dal pesce freschissimo alla carne di ogni tipo, da quella kosher a quella di maiale, dalle verdure varie alla frutta fresca, ai formaggi pazzeschi. A questo proposito ho assaggiato alcuni formaggi locali e ok, se la mozzarella dobbiamo continuare a farla noi, lo stracchino di Israele è meraviglioso. Leggermente più “stagionato” del nostro, più compatto ma davvero ottimo!

 

 

 

 

 

 

Da Carmel ci siamo spostati al mercato di Levinsky, a sud di Tel Aviv. In realtà non è un mercato, ma una zona in cui ogni singolo negozio vende proprie specialità. A cominciare da questo, turco, che è stato definito uno dei 100 posti da visitare al mondo (e io garantisco) per finire con un piccolo e assolutamente nascosto negozio di spezie per ristoratori e non, dove si trova qualunque genere di erba o spezia che sia.
Qui la mia ignoranza ha trionfato. Ho mangiato queste che vedete qui sotto.
In italiano si chiamano armelline e sono i noccioli delle albicocche. Ecco, io le ho ovviamente scambiate per mandorle. E sapete di cosa è fatto l’amaretto? di questi semi!
Non di mandorle!

Da Tel Aviv sono partita in direzione Gerusalemme, fermandomi in tre posti speciali.
Il primo, per caso.
Mi sono innamorata del luogo, del proprietario e della sua vita.
Scherzando gli ho detto “tu hai capito tutto dalla vita” e lui rideva.
E’ una piccola azienda in cui lui stesso produce olio di oliva, tahine, cioccolato, bulgur, frutta speciale (qualcuno di voi conosce i due frutti qui sotto?), marmellate, liquori e chissà quante altre cose che non ho capito.
Tutto organico.
Un posto da incanto sperduto quasi in mezzo al deserto e prodotti ottimi.
Vi scriverò il nome appena recupero il biglietto da visita e lo traduco.

 

 



Il secondo posto e il terzo posto sono due cantine kosher.
A questo proposito, non so quanti di voi sappiano cosa vuol dire fare vino kosher. E allora ve lo spiego.
Per prima cosa, il vino kosher è identico al vino che beviamo noi.
Quello che è diverso sono le regole bibliche e non che stanno alla base di questa tipologia di vino.

La regola generale prevede che ogni operazione all’interno della lavorazione del vino vada eseguita da ebrei osservanti e ad ogni travaso o assaggio deve essere presente il Rabbino. In generale questa è la regola di base, ma il vino è esattamente identico al nostro.

Le cantine in questione sono quelle che vedete fotografate qui sotto e vi consiglio, se venite in Israele, di passare ad assaggiare i loro vini e di farvi raccontare la storia del luoghi in cui i vigneti nascono.
Perchè c’è storia, ovunque.

 

 

 

 

 

Questo vale anche per il cibo kosher.
Sapete di cosa si tratta?

La cucina kosher prevede il rispetto di alcune regole, che sono:
– il divieto tassativo di mescolare carne e latte nello stesso pasto
– il divieto di mangiare carni di animali che non siano ruminanti e che non abbiamo lo zoccolo diviso in due. Ad esempio, sono permessi la mucca, il vitello, la pecora, ma non sono permessi il maiale, il cavallo, il coniglio, etc. Inoltre l’animale deve essere ucciso con un solo taglio alla gola eseguito con un coltello.
– il divieto di mangiare pesci che non abbiamo pinne e squame, quindi vietati i crostacei ma permessi sogliola, merluzzo, triglie, tonni, etc.
– il divieto di consumare il sangue
– il divieto di utilizzare stoviglie o forni utilizzati per preparare cibi non kosher

Ovviamente esistono ristoranti kosher e non, ma ciò non esclude che la gentilezza del “padrone di casa” possa venire incontro a chi può solamente mangiare kosher.

Per finire, Gerusalemme.
Ma non voglio anticiparvi niente.
Ho cenato in un ristorante carino chiamato Arcadia, ma soprattutto sono stata al Muro del Pianto.
Non so spiegarvi cosa ho provato.
E forse è qualcosa di talmente personale che non va neanche spiegato.
Ma ho i brividi a pensarci.

E pensare che la strada che porta qui a Gerusalemme è accompagnata da un altro muro, in alcune parti. Un muro che divide dalla parte palestinese e che, come tutti i muri divisori, spaventa.

Gerusalemme è storia. Ovunque ti giri.
Ma aspetto a parlarvene perchè domani inizierò dal Monte degli Ulivi e li si che mi emozionerò.

E vi racconterò tutto.

Un abbraccio
C.

Condividi questo articolo