Mimmo Alba. Un Siciliano a Napoli.

DI Chiara Maci | 2 Apr 2013



Succede che ricevo un invito in quel di Napoli.
A farmelo, Silvia Ranzi, per conto di uno chef siciliano, da poco approdato nella meravigliosa Napoli.
Il suo nome è Mimmo Alba. Qualcuno di voi lo conoscerà per la sua ricercata eppur semplicissima cucina. Qualcuno lo avrà solo sentito nominare. In entrambi i casi, voglio raccontarvi la sua storia. Una storia che ha dell’incredibile e che riesce a rendere incredibile ogni suo piatto.

Sapete come sono fatta. Mi appassiono alle persone. Mi ci affeziono con lo stesso entusiasmo che metto in quello che cucino e in quello che ho la fortuna di assaggiare. Mi piace sentire l’anima della gente e ancor di più l’anima che i cuochi devono saper trasmettere, per colpirmi.
E’ sempre la solita storia della passione, u know. Che non passa mai di moda, ahimè.

E insomma, dicevamo di storie appassionanti. Eccone una.

Mimmo Alba, Siciliano Doc, non nasce chef. Anche se la sua infanzia è inondata di profumi della pasticceria del nonno e “pentole e pentoline” lo appassionano. Ma il suo talento è la danza.
All’età di 5 anni sale sul suo primo palco per intraprendere un percorso professionale nel mondo della danza classica e moderna che lo porta, negli anni, nei principali teatri nazionali e internazionali, ballando con Carla Fracci all’Arena di Verona e lavorando in Rai in programmi storici come “Fantastico” con Heather Parisi. Eppure.

Eppure un giorno molla tutto (mi ricorda qualcuno).
Si laurea in Scienze della Comunicazione e parte per Parigi.
“Sono andato a lavare pentole” mi dice. “E sono arrivato a diventare chef saucier nei principali ristoranti di Parigi”.
Mimmo aveva capito, alla mia età attuale, che la cucina era la sua vita.
E così Roma, da “Caesar” e “Nerone”, e poi il ritorno a casa, in Sicilia, al “Cappero” di Taormina.
Esplode con il format “A cena a casa di Mimmo Alba” dove letteralmente ospita nella sua casa di Catania pochi ospiti, facendo loro provare la sua particolare e ricercata cucina.
Per poi arrivare, per amore, nel capoluogo Campano. E iniziare a collaborare con importanti ristoranti in giro per il mondo.

Quando Mimmo mi racconta questa storia, al telefono, decido di raggiungerlo a Napoli.
E trascorro uno dei pranzi più genuini dell’ultimo periodo.
Mi sembra di conoscerlo da sempre. Eppure è la prima volta che ci vediamo.
Sono ospite a casa sua e, lasciatemelo dire, è proprio lì, con quattro fuochi e nessun aiuto, che si vede una buona mano. Mimmo cucina senza sale. Sorrido. Sono curiosa.
E mi accompagna nel meraviglioso orto che ha intorno alla casa e mi rendo conto che lui, del sale, non ne ha bisogno. Perché i suoi sapori sono veri, genuini, veraci. Come piace a me.

E una pasta al finocchietto che vorrei farvela assaggiare e un raviolo ripieno di rana pescatrice condito con trippa di rana pescatrice. E poi una meraviglia di polipo su una maionese di kiwi e fiori eduli.
E i cannoli. Mioddio, i cannoli.

Uno spettacolo, che mi ha spinto a invitare Mimmo a Milano.
Perché vorrei lo conosceste.
Perché vorrei conosceste la sua storia, raccontata da lui e la sua cucina, preparata da lui.

Quindi, state pronti.
Vi aggiorno su qualsiasi spostamento.

– e intanto, la maionese di kiwi è diventata la mia nuova religione –

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